Risposte nei forum create
-
AutorePost
-
Come si può vedere, un 200F9 (parabolico) fornisce un campo corretto di 15 mm sul piano focale, nel quale la dimensione dello spot è inferiore al disco di Airy ( cerchietto bianco ).
Interessante discussione…
Io penso che il cpl vada progettato tenendo conto anche del campo corretto risultante il quale, per un newton f9 è sicuramente superiore ai 6 mm.
Atmos fornisce degli ottimi strumenti di simulazione per gli spot luminosi, che permettono di valutare l’estensione del campo corretto sul piano focale.
Un progetto ottico deve sempre fare i conti con una serie di compromessi, in questo caso si rinuncia ad un piano focale esteso in favore di una minore ostruzione.
Se è la cosa giusta da fare lo può stabilire solo l’utilizzatore dello strumento… io personalmente avrei scelto una maggiore ostruzione per sfruttare a pieno il largo campo corretto e piano di un parabolico f9.Sono d’accordo con Giulio, in questo caso non credo che la differenza tra le due ostruzioni sia percepibile.
Ciao Andrea e benvenuto !
Altri materiali tra cui il carburo di silicio ( che sembra sia migliore anche del vetro ) sono usati per produrre ottiche , Zygo li ha anche in listino:
https://www.zygo.com/?/opt/components/mirrors/siliconcarbidemirrors.htm
gli specchi del telescopio spaziale James Webb sono in berillio, che comunque è un metallo…
da wikipedia:
Lo specchio primario è costituito da 18 elementi esagonali in berillio affiancati a nido d’ape. Ogni singolo specchio, delle dimensioni di 1,4 metri, è ricoperto da una lamina d’oro spessa 1000 Angstrom (100 nanometri), che riflette meglio la luce infrarossa.[21] La lamina d’oro è a sua volta ricoperta da un sottile strato di SiO2 amorfo (vetro) per proteggerla da graffi in caso di manipolazione o piccole particelle. In fase di lancio lo specchio primario è compattato in 3 sezioni e stivato nel razzo; successivamente è dispiegato con micromotori. La tecnologia ottica del JWST consta di tre specchi anastigmatici. In questa configurazione, lo specchio primario è concavo, il secondario è convesso e funziona leggermente fuori asse; lo specchio terziario rimuove l’astigmatismo risultante e appiattisce anche il piano focale.[21] Ciò consente anche un ampio campo di vista per produrre immagini senza aberrazioni ottiche. È inoltre utilizzato un sistema di servosterzo veloce per consentire la stabilizzazione delle immagini. Il gruppo ottico è fornito da Ball Aerospace & Technologies Corp. sub contraente di Northrop Grumman Aerospace Systems.L’ossido di alluminio ha un buon potere lucidante, tuttavia è difficile trovarlo a granulometria controllata, ( e quando lo si trova il prezzo aumenta ) il che significa che tra i normali granuli di dimensioni medie di due micron adatti a lucidare il vetro, c’è una percentuale significativa di granuli di dimensioni maggiori che generano righe e solchi sulla superficie impossibili poi da togliere se non tornando indietro con la smerigliatura e carborundum.
Inoltre l’ossido di alluminio è un materiale poco tenace, se si osservano i granuli al microscopio si può vedere che essi sono costituiti da bordi taglienti ed affilati ma che solo dopo poche passate si arrotondano e perdono la capacità abrasiva e lucidante. Quindi si è costretti ad un ricambio ed utilizzo maggiore rispetto all’ossido di cerio.D’accordissimo con Giulio, oltretutto i due vetri offrono più controllo sulla regolarità della superficie che si sta lavorando fin dalle prime fasi, si arriva alla lucidatura con una buona percezione della qualità della sfera semplicemente osservando l’uniformità della distribuzione delle bollicine d’aria nella miscela abrasiva tra i vetri.
Ciao Fabrizio, benvenuto !
Stefano, riguardo al Ronchi la procedura ed il significato dei parametri è quello che tu hai descritto.
Il valore dell’offset permette di visualizzare una o più bande a seconda delle esigenze del momento, quindi il valore è sempre una scelta di chi esegue il test.
Un’altro parametro da poter utilizzare, durante la fase di parabolizzazione, è il valore della costante conica ( K=0 sfera , K=-1 parabola ) nei valori intermedi, durante le fasi intermedie, per avere un’idea del punto raggiunto con la lavorazione.
L’unica cosa che mi sento di raccomandare, nel momento in cui si confrontano simulazioni del software con immagini del test, è che il valore delle linee/mm ( ad es.: 4 linee/mm nel software indica 4 linee scure + 4 linee trasparenti per una larghezza della singola linea di 0,125 mm ) sia verificato ed esattamente uguale a quello impostato sul software, altrimenti le immagini non sono confrontabili.
Ciao Stefano, welcome back !
Si Luca, il grado di levigatura generato dalla grana 800 purtroppo non è sufficiente per una corretta riflessione. Se osservi con il tuo microscopio la superficie vedrai comunque dei piccolissimi crateri i quali hanno ancora dimensioni superiori alla lunghezza d’onda della luce, questo significa che l’onda luminosa incidente sul vetro viene riflessa in più direzioni. Per questo motivo non è possibile fare il test di Ronchi, in quanto la luce riflessa è luce diffusa, mentre a noi serve che la riflessione avvenga nel piano focale per studiarne le caratteristiche.
Quando il vetro sarà lucido a tal punto da poterci vedere la propria immagine riflessa, allora sarà possibile eseguire il test di Ronchi, ma questo non potrà avvenire prima del passaggio all’ossido di cerio con utensile di pece.Ciao Luca, non ho capito cosa intendi con “La superficie dello specchio è stata lucidata con grana 800″…
Voglio dire se:
1- la superficie è ancora in fase di smerigliatura con la grana 800 ed utensile “rigido”
2- la superficie è in fase di lucidatura con ossido di cerio ed utensile di pece.-nel primo caso il test di Ronchi non può essere eseguito in quanto la superficie non è riflettente.
-nel secondo caso il problema è nella corretta realizzazione del tester.se ( e solo se ) la superficie è lucida e riflettente, allora bisogna ottimizzare il tester, trovando prima di tutto l’esatto dimensionamento della fessura davanti alla sorgente luminosa, senza la quale il test non può produrre risultati leggibili.
Una regola empirica dice che la dimensione della fessura non deve superare la distanza tra due linee del reticolo, vale a dire per un reticolo da 4 linee/mm, la dim. massima della fessura è di 0.125 mmCiao Antonino, è difficile dare una risposta senza conoscere il telescopio in questione, credo che se è stato progettato e costruito con i paraluce dimensionati in quel modo avranno avuto le loro buone ragioni. Oltretutto non sono un esperto di tecniche fotografiche e non saprei ipotizzare quale sarebbe l’influenza di modifiche al paraluce.
Quello che è certo che il paraluce agisce principalmente su due aspetti:
– la protezione da sorgenti/riflessioni esterne al cono ottico
– la dimensione del campo di piena luce, oltre il quale inizia la vignettatura e la conseguente diminuzione di luminosità sul piano focale. Togliendo il paraluce il CPL sarebbe delimitato dalla dimensione del secondario ( solitamente realizzato più grande del necessario per non dover utilizzare la zona critica del bordo, nascosta proprio dal paraluce ) e del foro centrale sul primario, di conseguenza aumenterebbe la zona a piena luminosità sul piano focale e a questo punto entrano in gioco le dimensioni del sensore utilizzato per le acquisizioni, che potrebbero essere tali da risentire del cambiamento del setup.Perciò, se hai già escluso altre possibili cause, un tentativo di acquisizione senza paraluce lo farei, se non altro per vedere se e come evolve l’anomalia che stai riscontrando.
Si può tentare una simulazione per ricostruire lo schema originale il quale tuttavia non fornirà alcuna garanzia che corrisponda al telescopio in questione, per due motivi principali:
1- almeno una delle due ottiche dovrebbe essere nota per focale e costante conica.
2- la distanza tra gli specchi è naturalmente quella misurata, ma non è detto che sia quella di progetto ovvero quella corretta e necessaria. Il telescopio avrà sicuramente un sistema di regolazione longitudinale per variare la posizione del secondario lungo tale asse. Se la posizione attuale del secondario fosse diversa ( anche di pochissimo ) da quella di progetto, allora anche questo parametro sarebbe sconosciuto ed esistono infinite configurazioni che possono verificare lo schema.
Una indicazione importante sulla reale bontà ed ottimizzazione di tutto il sistema potrebbe venire da uno star-test.
Detto questo proviamo ugualmente ad ipotizzare un possibile schema RC con i dati a disposizione per avere una stima delle dimensioni deil paraluce.
in questa simulazione il diametro del primario è stato ridotto a 503 mm considerando che ci sarà sicuramente uno smusso al bordo dello specchio non riflettente.
Cerchiamo quindi uno schema RC che restituisca i valori a noi noti :Affermare che questo sia il progetto originale sarebbe come scommettere alla lotteria, tuttavia il sistema non dovrebbe differire molto da questa ipotesi, non potremo sicuramente ottimizzare il tutto con questi dati ma possiamo fare una valutazione sul paraluce del primario, l’oggetto della nostra indagine, il quale dovrebbe essere più lungo ( e di conseguenza più largo ) per garantire che il cono di luce visto dal back focus sia completamente protetto da riflessioni esterne.
Ovviamente ciò è valido se stiamo parlando di un telescopio “aperto” con una intubazione a traliccio, diverso sarebbe per un tubo chiuso nel quale il paraluce del primario potrebbe non essere necessario e comunque non in queste dimensioni.
Interessante è vedere che, per ottenere questa distanza tra gli specchi, con questo back-focus, il primario dovrebbe essere un F3.5
Ciao Antonino, mi confermi il back-focus di 150 mm? tale misura va intesa dal centro dello specchio ( dalla parte riflettente ) al piano focale.
-
AutorePost