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30 Agosto 2020 alle 17:44 #11947
Buongiorno a tutti.
sono nuovissimo di questo blog (in generale di tutti i blog, quindi se sbaglio in qualcosa mi perdonerete, spero) e sono altrettanto nuovissimo nella costruzioni di telescopi. Tuttavia, mi è capitato di acquistarne uno, un piccolo Dobson 150 che mi ha fatto tornare l’amore per lo spazio ma anche tanta amarezza. Si, perché dopo qualche giorno, anzi notte, di “WOW ma allora Saturno ha davvero gli anelli” e di “Ganimede non esiste solo nei film di fantascienza”, mi sono detto: “non mi basta! Ne voglio uno più grande”
Il quanto più grande, beh… 3 è il numero perfetto quindi 150*3.3333 = 500mm. Ho dato un’occhiata ai prezzi e sono giunto alla conclusione che l’unico modo di averne uno più grande è costruirmelo.
Così ho chiamato un mio amico che si è volentieri imbarcato nell’impresa e che fortunatamente ha a disposizione un sacco di macchinari più o meno di precisione e soprattutto ha l’accesso a svariati fornitori di vetro di qualunque tipo e spessore, ma fino a 30mm.
Seconda cosa. Abbiamo figli. E mi piacerebbe che mio figlio a 10-12 anni potesse vedere dall’oculare senza scale, quindi vorrei arrivare a una focale 3 (che poi è ancora il numero perfetto). Adesso mio figlio di anni ne ha 2… quindi ne ho di tempo per grattare, sbagliare e ricominciare.
Ho dedicato un po’ di tempo nel capire quanto sia difficile arrivare a una focale simile su un “mostro” da 500mm, ma ormai sono deciso a tentare.
Prima però vorrei comprendere alcune cose (poi tante altre ma per ora queste) e il vostro consiglio, sono sicuro, sarà determinante:
1) 30 millimetri di spessore bastano? Dai miei primi conti, so che per giungere alla parabola f3 devo grattare poco più di 10mm al centro (quando si parla di sagitta, si intende come riferimento la sfera, la parabola o entrambi?). Se no, il problema, qual è? Le deformazioni?
2) Se il problema al punto 1 sono le deformazioni, non basterebbe lavorare su un blanck incollato? Il disco superiore (da scavare) di 30mm e quello inferiore di 20mm. Da quello che mi dicono (ma non ho esperienza) gli incollaggi che utilizzano sono fenomenali, quindi, mi sono detto, perché semplicemente non incollare (con tutte le accortezze) due dischi? Eventualmente il disco sotto potrebbe anche essere pretagliato style honeycomb per alleggerirlo ma garantire cmq rigidezza.
3) Se i 30mm fossero insufficienti e l’incollaggio inadatto, partire con un menisco da 30mm o 20mm (avrei la possibilità di avere anche quelli, ma non ne sono sicurissimo per i 30mm) già quindi sfericizzato, potrebbe aiutare?Per ora direi di aver già sottratto troppo tempo… ma cmq lasciatemi ringraziare tutti – in particolar modo Massimo – per questo entusiasmante blog!!
Grazie davvero di cuore
A31 Agosto 2020 alle 11:34 #11949Ciao Alberto e di nuovo benvenuto !
Ho spostato il tuo messaggio creando una nuova discussione dedicata, ho inserito questo titolo perché mi sembra essere la sintesi del discorso,( ma potrai cambiarlo se non è quello che avevi in mente) ed è sicuramente un argomento che interessa la maggior parte di coloro che si apprestano ad iniziare la “carriera” da Grattavetro.Detto questo è difficile dare una risposta in sintesi a tutte le tue domande, su ognuno dei punti che hai evidenziato ci si potrebbe scrivere un trattato
La mia opinione è che è sconsigliatissimo iniziare una lavorazione su quei diametri, per non parlare delle focali corte, il rischio , anzi la probabilità maggiore è che ci si fermi dopo poco e si abbandoni il progetto, non perchè non si hanno le capacità o non si sarebbe in grado di farlo, ma perchè manca quel percorso di formazione ed esperienza che permette di comprendere le cose e gli strumenti più semplici per applicarli gradualmente a cose più complesse. Con i piccoli diametri tutto diventa più semplice e veloce, si apprendono gli stessi concetti e le stesse tecniche in un tempo molto minore ed ogni errore è facilmente e velocemente risolvibile. Una volta fatto un piccolo “specchio scuola” si è in grado di decidere in autonomia quale sia il passo successivo da compiere, avendo sperimentato con mano le difficoltà , problematiche e tempi che, con il crescere del diametro, aumentano esponenzialmente.
Però, più degli specchi, è molto più complesso l’animo umano che spesso ci porta ad iniziare delle “mission impossible” per il semplice gusto delle sfide al limite della logica e, quando ci mettiamo in testa una cosa, a poco servono tutti i suggerimenti ed i consigli di prudenza.
Per dare una velocissima e non approfondita mia opinione alle tue domande;1A – potrebbero bastare con un adeguata cella di supporto per lo specchio.
1B – la sfera per i grattavetro, la conica che si sta progettando per i software di optical design. In ogni caso la differenza è di pochi micron e non c’è una necessità di una simile precisione per la focale, a meno che non si debbano produrre telescopi in serie.
1C – si2 – Non saprei, non ci ho mai provato e non ho letto di studi fatti su vetri incollati per problematiche e comportamento a livello ottico e meccanico.
3 – spero vivamente di si, perchè è esattamente quello che sto facendo adesso
Grazie per gli apprezzamenti al Blog, ci fa molto piacere sapere che quello che facciamo contribuisce a stimolare la curiosità e l’interesse degli appassionati.
31 Agosto 2020 alle 21:50 #11950Ciao Alberto e benvenuto.
Dici giusto: Uno specchio parabolico 20″ (508mm) F3, presuppone una freccia di scavo profonda 10,58mm al centro della calotta sferica iniziale; e quindi di impegno discreto se realizzabile consigliabilmente a macchina, con uno dei metodi noti, come la molatura a pendolo con un raggio di 3048mm (uguale al doppio della lunghezza focale). Oppure con molatrice su carrello di tornio o fresatrice CNC, o “in copia” (su dima di lamiera tagliata con quel raggio). Oppure ancora formando la curva in menisco, per rammollimento in forno a 500°C).Però i problemi diverrebbero grandi nella lucidatura, necessariamente da farsi con utensili sub-diametro “portatori sani” di astigmatismo. Salendo poi di difficoltà a problemi grandissimi nella svasatura di parabolizzazione, che differirebbe al bordo della parabola rispetto al bordo della sfera, di ben 18,43 micron (che sono 18430 nanometri), ovvero una enormità di scavo da fare a “mano libera” con la tolleranza massima di errore di scostamento di quella superficie parabolica di soli 68,75 nanometri rispetto alla parabola teorica presa come riferimento costruttivo, per ottenere una accuratezza finale “minima sindacale” di lambda/4 di errore fra picco e valle massimi.
In conclusione, Mi rendo conto di aver un poco fatto la parte dell’avvocato del diavolo. Ma lo scopo, prima di intraprendere un viaggio, è di raccogliere tutte le info necessarie a pianificare il percorso, valutando il grado di difficoltà da superare per raggiungere la meta, mettendo in gioco disponibilità di tempo e pazienza “in quantità ragionevoli”.
1 Settembre 2020 alle 0:28 #11953Ciao Massimo, Giulio
beh, intanto grazie per le risposte immediate, meglio di un qualsiasi helpdesk: si vede che c’è passione!Fate benissimo a evidenziare le difficoltà, probabilmente insormontabili, di una simile realizzazione al primo tentativo. Vi dirò, in realtà pensavo ad un Ritchey-Chrétien ma non so perché l’iperbole mi fa più paura della parabola .
In ogni caso ci dovrò riflettere non poco. Il mio problema, come quello di quasi tutti, è il tempo e il fatto che il laboratorio dove potrò lavorare non è dove vivo (Mi). Ma questo è anche il motivo per cui ho pensato a scadenze molto molto in la nel tempo… alla fine tra tentativi, ripartenze e altro, vorrei davvero finirlo per quando mio figlio avrà l’età per apprezzarlo. Se al contrario avessi la possibilità di passare alcuni giorni al mese davanti (o sotto) al telescopio, forse sarebbe diverso, forse vorrei averne uno un po’ più grande del mio attuale D150 ma lo vorrei subito. In ogni caso, ci penserò e non escludo che mentre penso al 500 possa fare anche tentativi con un 200 o giù di li. Diciamo che per ora sono quasi tentato di passare a un f4 anziché a un f3. E’ vero che vedrei Vega in piedi su di uno sgabello, ma in fondo… chi mai la guarda Vega?? E il problema dei nanometri sarebbe più che dimezzato, se non sbaglio.Per lo scavo iniziale, pensavo non tanto a un pendolo orizzontale (ho pensato anche a un pendolo verticale, in altezza ci starei ) ma a una macchina che mi costruirei molto volentieri. Sono ancora indeciso se metterci l’eccentrico o meno, ma mi pare di capire che mi converrebbe. In ogni caso, più che ad un pendolo intero pensavo a un “pendolo a metà” anzi, a 2.82°. Per questo pensavo a una macchina dotata da un braccio (eventualmente con eccentrico ma per ora consideriamolo fisso) in grado di posizionare l’utensile parallelo a un piano inclinato di 2.82° rispetto al piano del tavolo rotante. In questo modo, potrei scavare relativamente velocemente la faccia piana con un utensile rotante di 300mm diametro, tipo lama diamantata o tazza diamantata o qualcosa di simile. Devo vedere cosa c’è in giro di acquistabile. Facendo scendere il braccio verso il basso verticalmente ma conservando l’inclinazione del piano, la sfera nasce di conseguenza. Si tratta poi di perfezionarla o lucidarla e li nascono i problemi veri, da quanto ho capito e mi dite. Tutto questo se non mi procuro il menisco (e a quanto pare un menisco da 20mm può andare) anche se suppongo sarà da sistemare comunque. Diciamo che per ora voglio affrontare un problema alla volta e il primo è la sfera.
Quindi il mio prossimo passo sarà capire i tester (se non sbaglio Ronchi è il più adatto per una focale veloce) e progettare-costruire la macchina.
Man mano che arriverà il vetro o i vetri, vi terrò aggiornati, sperando vogliate assistermi anche solo per dirmi “te lo avevamo detto tutti!!” ma soprattutto supponendo di avere il tempo necessario per iniziare l’avventura!
Buona notte e grazie per il benvenuto, le info e gli avvertimenti.
A1 Settembre 2020 alle 17:56 #11954Il tuo ragionamento del “pendolo a metà” è giusto, perchè con quel sistema otterresti (pure scavando magari anche solo una retta con inclinazione di 2.39° da centro al bordo specchio) come scavo un andamento molto prossimo al raggio di curvatura desiderato. La difficoltà sta nella “curvatura” apporossimata, che può non aiutare già in partenza.
Su quella stessa strada di sbozzatura ci sono interessanti lavori di realizzazione su Youtube , da parte di Gordon Waite della Waite Research, che ti consiglierei di guardare, se non li conosci già.
Per lavori di quella pesantezza (come la realizzazione di un 20″F3) credo che il minimo sia dotarsi di una tavola girevole, che offre moltissimi vantaggi ad imparare ad usarla.
I vantaggi sono che si usa un solo economico motoriduttore trifase 220 volt a 4 poli, alimentato in trifase convertita dal monofase con un altrettanto economico inverter Toshiba, con regolazione di velocità da zero a 60 giri al minuto.
La modalità di trascinamento dell’utensile appoggiato e zavorrato sullo specchio in rotazione, è data dalla velocità differenziale che risulta dal maggiore o minore decentramento dell’asse di rotazione dell’utensile rispetto all’asse di rotazione dello specchio.Per questo motivo la “macchina” che se ne ricava viene chiamata ”Fixed Post” ovvero “palo fisso” del perno di rotazione dell’utensile che entra in un “bicchiere” centrale dell’utensile diametro 12mm.
Spostando l’utensile verso il centro dello specchio si scava in bordo, rendendo convesso lo specchio; mentre viceversa spostando l’utensile verso il bordo, si scava il centro rendendo concavo lo specchio. Va da sè quindi che c’è una misura di decentramento internmedia che realizza un piano, e che ce n’è un altra che realizza la calotta sferica desiderata, sempre con un solo motore.
La misura corretta per ricavare una calotta sferica sta nell’usare un utensile di diametro del 70% dello specchio, decentrandolo di una certa quantità che è descritta in un apposito filmato tutorial di Waite “Rough Grinding a 20″ Quartz Telescope Mirror on the Fixed-Post Machine”; come la serie dal titolo Building a 20″ F/3.3.Può pure esserti utile giocherellare con un simulatore della macchina fixed post, cliccando a questo link; https://www.grattavetro.it/simulatore-di-non-solo-lucidatura-specchi-parabolici-software-polsim/
Ma anche leggere quì: https://www.grattavetro.it/forums/topic/posto-di-lavoro-piano-rotante/
dove troverai indicazioni più precise sulla Fixed post e sulle impostazione dei decentramenti.Ottenere una buona sfera non è quindi difficile. Il resto è diverso.
5 Settembre 2020 alle 9:59 #11960Ciao Giulio
Grazie per la spiegazione.
In effetti sono ancora in fase di raccolta dati e informazioni. Anzi, permettetemi di condividere la sequenza di appunti che mi sono “preso”.
In particolare sto cercando di capire la corretta sequenza di operazioni almeno per arrivare alla sfera lucida. Ho bisogno di schemi… altrimenti mi perdo nelle opzioni .
Mi pare chiaro che sarà necessario il ricorso a una macchina e che probabilmente la via migliore (sempre a livello amatoriale), almeno in quanto più documentata, è quella che indichi tu del “fixed post” anche se molti, ho visto, usano una macchina dotata di eccentrico. Il percorso imposto dall’eccentrico all’utensile è un qualche arco di circonferenza, se non sbaglio.
Diciamo che per l’idea che mi sono fatto, senza scendere nei dettagli, gli step in caso di utilizzo di una macchina, saranno questi:
1) Spianatura dello specchio (penso che questa me la faccio fare). In caso di menisco, regolarizzazione dei bordi e della superficie convessa (e me la faccio io con utensile concavo a diametro intero).
2) Smussatura dei bordi delle specchio.
3) Scavo approssimativo della sfera, se blank piatto oppure anche se menisco ma “parecchio” sformato rispetto alla sfera
a. Macchina Fixed Post. Con utensile toroidale, estremamente rigido, non consumabile (ad esempio disco di acciaio, puleggia e via dicendo) di diametro uguale alla metà del diametro del blank, posizionato in maniera che i bordi siano tangenti, facendo attenzione a non superare la sagitta desiderata. In questo caso suppongo si possano esercitare pressioni notevoli, forse limitate solo dalla potenza del motore che eventualmente potrebbe non essere in grado di far ruotare la coppia blank-utensile.
b. Macchina Fixed Post. Con utensile consumabile di raggio r pari al 70% del raggio R del blank, disassato di una certa quantità (R-r) + 10%R[mm]<x<20%R[mm]. In questo caso si punta a scavare il blank concavo e l’utensile convesso, in maniera che le superfici ottenute si sfericizzino reciprocamente. Penso questo sia il miglio approccio in caso di menisco sformato.
c. Macchina con eccentrico. Con utensile sub diametro, stile fresa a tazza diamantata o simili. Passata centro su centro a pieno diametro, minimo trasbordo. Anche in questo caso suppongo si possano esercitare pressioni notevoli, forse con limitazioni minori di quelle al punto a in quanto la superficie di contatto è minore. Forse è il metodo più veloce per scavare la sfera approssimata. Attenzione a non superare la sagitta.
4) Perfezionamento dello scavo sferico. Nel caso in cui si sia utilizzato nell’attività precedente un utensile non consumabile, oppure l’utensile già costruito si sia consumato troppo, si dovrà costruire l’utensile utilizzando come “stampo” la faccia sfericizzata del blank. Altrimenti si utilizzerà l’utensile del punto 3)b. Durante il perfezionamento, l’utensile sarà posizionato sullo specchio con le modalità descritte in 3)b, avendo cura di allentare un minimo i fermi del blank per permettere micro-spostamenti (dovrebbe aiutare a prevenire astigmatismo).
5) Lucidatura della sfera. Costruzione utensile in pece, a partire dallo stampo della faccia concava del blank, pressione – riscaldamento – tecniche per riconfigurare la superficie dell’utensile dopo la sessione di lucidatura? Dimensioni dell’utensile: diametro intero del blank o poco inferiore (70%)? Poca pressione, velocità ridotte, controlli frequenti.
a. In caso di Fixed post, vedere punto 3)b.
b. In caso di macchina con eccentrico, il più possibile random ma senza eccedere troppo i bordi.
Questa è un po’ l’operatività che mi sono immaginato dopo aver letto qua e là, ma vi prego, se sbaglio da qualche parte – o ovunque – sentitevi liberi e siate così gentili da correggermi e soprattutto estendere con contenuti nuovi ogni punto (non è pigrizia la mia m temo di scrivere porcate indicibili).
Ultima cosa (purtroppo o per fortuna online si trova di tutto): il piano rotante della macchina, di cosa lo faccio? Ho letto dall’acciaio all’alluminio al corian, al marmo all’mdf… Se andasse bene quest’ultimo è chiaramente la cosa più veloce e meno costosa, magari opportunamente verniciato etc etc… . Alla fine non credo che aprirò un negozio di specchi parabolici, quindi deve resistere in tempo di creare il mio…Grazie ∞
Alberto6 Settembre 2020 alle 23:03 #11961Ciao Alberto.
Come indispensabile premessa a tutti i miei commenti alle tue tante domande, devo ricordare che ogni macchina è diversa dalle altre, e la lavorazione su ciascuna di esse presuppone sempre accurate e specifiche prove sperimentali di controllo per tutte le attività ad essa assegnate.
Questo perchè la fabbricazione di uno specchio di vetro, come è noto, avviene per abrasione, con una quantità elevatissima di azioni meccaniche (ad esempio di rotazione o “va e vieni” di un utensile) ciascuna delle quali asportante unitariamente una quantità molto esigua di vetro.
Quindi il lavoro di costruzione di uno specchio astronomico, è più governata dalla statistica che dalla meccanica.
Nelle azioni meccaniche di “va e vieni”, le macchine con bracci hanno il difetto di essere “troppo precise” nel ripeterle nello stesso punto di attacco o di inversione del moto. E quindi se non c’è un immediato intervento di correzione, in poche passate si scava un profondo errore locale difficile da correggere.
Mentre invece lavorando a mano libera, la naturale imprecisione manuale degli attacchi e del punti di inversione diventa un pregio, perchè statisticamente gli errori di segno opposto possono elidersi automaticamente in modo reciproco.Tu scrivi 1): Spianatura dello specchio (penso che questa me la faccio fare).
RISPOSTA 1: Ok
Tu scrivi 2): In caso di menisco, regolarizzazione dei bordi e della superficie convessa (e me la faccio io con utensile concavo a diametro intero).
RISPOSTA 2: Ok è possibile. Ma sulla realizzazione di menischi, i lavori che producono un migliore avvicinamento alla calotta sferica, avvengono facendo afflosciare la faccia riflettente del futuro specchio su una buona superficie di guida, sferica convessa.
Un lavoro interessante lo trovi cercando su youtube il filmato dal titolo “Slumping a 16 inch diameter telescope mirror”, dove viene fresato in concavo uno stampo per realizzare una base convessa in gesso refrattario, da mettere in forno per guidare lo “Slumping” di un 16”dF3.3 in lastra di comune vetro spesso 19mm (3/4″).Tu scrivi 3): Smussatura dei bordi delle specchio.
RISPOSTA 3: La smussatura del bordo specchio deve sempre essere fatta comunque, allo scopo di evitare scheggiature durante la lavorazione. Se il piano a 45° dello smusso sarà esteso per una sua superficie larga 4mm, è moto probabile che duri fino alla fine della lavorazione, risparmiando il rischio di scheggiatura proprio mentre lo dovrai rifare in fase avanzata della lavorazione
Tu scrivi 4):Scavo approssimativo della sfera, se blank piatto oppure anche se menisco ma “parecchio” sformato rispetto alla sfera
a. Macchina Fixed Post. Con utensile toroidale, estremamente rigido, non consumabile (ad esempio disco di acciaio, puleggia e via dicendo) di diametro uguale alla metà del diametro del blank, posizionato in maniera che i bordi siano tangenti, facendo attenzione a non superare la sagitta desiderata. In questo caso suppongo si possano esercitare pressioni notevoli, forse limitate solo dalla potenza del motore che eventualmente potrebbe non essere in grado di far ruotare la coppia blank-utensile.
b. Macchina Fixed Post. Con utensile consumabile di raggio r pari al 70% del raggio R del blank, disassato di una certa quantità (R-r) + 10%R[mm]RISPOSTA 4: Dal saggio detto “Non fasciarsi la testa prima di averla rotta” E molto meglio produrre una buona “calotta sferica” da subito, sperimentando a dovere, per evitare i problemi che descrivi.
Su una Fixed post, giocando e controllando il risultato del decentramento utensile, preferirei la scelta b, per avvicinarmi di più, o addirittura centrare la curvatura sferica che porta alla profondità della freccia desiderata.Tu scrivi 5): c. Macchina con eccentrico. Con utensile sub diametro, stile fresa a tazza diamantata o simili. Passata centro su centro a pieno diametro, minimo trasbordo. Anche in questo caso suppongo si possano esercitare pressioni notevoli, forse con limitazioni minori di quelle al punto a in quanto la superficie di contatto è minore. Forse è il metodo più veloce per scavare la sfera approssimata. Attenzione a non superare la sagitta.
RISPOSTA 5: È il metodo rudimentale usato dai navigati Artigiani del settore, che hanno l’esperienza che sopperisce alla rozzezza. Ma quel metodo lascierebbe i neofiti in mezzo al guado degli utensili sub diametro…
Tu scrivi 6): Perfezionamento dello scavo sferico. Nel caso in cui si sia utilizzato nell’attività precedente un utensile non consumabile, oppure l’utensile già costruito si sia consumato troppo, si dovrà costruire l’utensile utilizzando come “stampo” la faccia sfericizzata del blank. Altrimenti si utilizzerà l’utensile del punto 3)b. Durante il perfezionamento, l’utensile sarà posizionato sullo specchio con le modalità descritte in 3)b, avendo cura di allentare un minimo i fermi del blank per permettere micro-spostamenti (dovrebbe aiutare a prevenire astigmatismo).
5) Lucidatura della sfera. Costruzione utensile in pece, a partire dallo stampo della faccia concava del blank, pressione – riscaldamento – tecniche per riconfigurare la superficie dell’utensile dopo la sessione di lucidatura? Dimensioni dell’utensile: diametro intero del blank o poco inferiore (70%)? Poca pressione, velocità ridotte, controlli frequenti.
a. In caso di Fixed post, vedere punto 3)b.
b. In caso di macchina con eccentrico, il più possibile random ma senza eccedere troppo i bordi.
Questa è un po’ l’operatività che mi sono immaginato dopo aver letto qua e là, ma vi prego, se sbaglio da qualche parte – o ovunque – sentitevi liberi e siate così gentili da correggermi e soprattutto estendere con contenuti nuovi ogni punto (non è pigrizia la mia m temo di scrivere porcate indicibili).RISPOSTA 6) Le basi tecniche delle conclusioni a cui arrivi, richiederebbero la riscrittura qui, della tecnica esistente, perchè le risposte corrette o intuitive ti deriverebbero dalla conoscenza per filo e per segno della lavorazione degli specchi fatta in modo manuale, le cui azioni devono essere “tradotte” in azione meccanica, per ottenerne con la macchina, i medesimi risultati ottenibili manualmente.
A questo proposito, e per questo motivo, di solito è consigliato conveniente realizzare a mano almeno uno specchio “scuola”. Quindi credo che gioverebbe che tu ti scaricassi e studiassi bene la lavorazione manuale descritta e illustrata molto bene da Jean Texereau nel suo libro degli anni ’30 del secolo scorso, ancora e sempre valido, scaricabile intero o a capitoli in formato PDF qui: http://www.astrosurf.com/texereau/Tu scrivi 7): Ultima cosa (purtroppo o per fortuna online si trova di tutto): il piano rotante della macchina, di cosa lo faccio? Ho letto dall’acciaio all’alluminio al corian, al marmo all’mdf… Se andasse bene quest’ultimo è chiaramente la cosa più veloce e meno costosa, magari opportunamente verniciato etc etc… . Alla fine non credo che aprirò un negozio di specchi parabolici, quindi deve resistere in tempo di creare il mio…
RISPOSTA 7):Per la costruzione del piano rotante non va bene il truciolato fatto di particelle, nè l’MDF fatto con la segatura (che non essendo tratificati incrociati, flettono tutti e due, ma serve una base rigida di un materiale composito, com’è il compensato anche solo di pioppo; incollando due dischi da 12 oppure 15 incollati sovrapposti con la vinilica, e poi verniciati per renderli impermeabili.
In vari progetti di tavola girevole per lavorazione specchi che trovi on-line, vedrai che la maggior parte sono poi supportate da tre ruote di pattini “Rollerblade” disposte a 120 gradi molto vicino al raggio della tavola, sotto di essa. -
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