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12 Ottobre 2014 alle 2:00 #4528
Tra gli ottimi video di Gordon Waite segnalo questo:
Interessante, nella prima parte la traiettoria generata dalle corse COC con sub da 7″ (35%) su piatto rotante, alternate con corse a W limitate alla zona centrale con patina modificata a Stella. In questo modo Gordon riesce ad ottenere un veloce approfondimento del centro. La modifica della zona esterna della patina gli permette di concentrare ulteriormente l’azione di scavo sul centro, diminuendo l’efficacia sull’esterno dello specchio.
Non so se è una mia impressione, ma la miscela di cerio mi sembra un po’ troppo liquida, non vedo l’amichevole e tranquillizzante schiuma…
Inoltre mi chiedevo se quella pece nera come… la pece, sia la stessa che usa Giulio nelle sue “caramelle”.
12 Ottobre 2014 alle 23:51 #4540DILUIZIONE: La tua impressione sulla bassa densità della miscela di ossido di cerio e acqua usata da Gordon, è anche la mia. Ma penso che ognuno lavora a modo suo.
(Attenzione però, perchè potrebbe non essere ossido di cerio ma ossido di alluminio…Alias corindone…alias smeriglio (Emery), che ha un potere abrasivo spesso desideratamente inferiore all’ossido di cerio. E pertanto viene usato anche maggiormente diluito per ottenere una superficie sicuramente ottima, nonostante il sempre poco gentile lavoro a macchina!)Mi verrebbe da dire per mia esperienza che, mentre quando si usa il carborundum non è bene eccedere con la quantità di abrasivo per ogni seccata (perchè si perde molto del suo potere tagliente per aggressione ed auto distruzione della sua stessa grana in eccesso, piuttosto che per abrasione utile sul vetro); Per la lucidatura, in cui l’abrasivo si incrosta nella pece, io mi sono sempre trovato meglio con una consistenza appena cremosa.
Dal mio quaderno di appunti presi durante le mie lavorazioni (….perchè in mancanza di informazioni, uno deve per forza sperimentare !!) trovai il giusto equilibrio con una diluizione di un cucchiaio raso di ossido di cerio (o di zirconio), con 2 cucchiai di acqua.
E quella poca quantità preparata di volta in volta mi era sufficiente per un’ ora di lavoro su uno specchio diametro 300mm.
Ho annotato anche che con una diluizione di uno a tre, non ottenevo la benefica schiuma che distribuisce l’abrasivo efficacemente, mentre con la diluizione 1:2 essa arrivava da sola dopo una ventina di minuti di lavoro continuo.
Ho annotato anche che con l’ossido di zirconio, per qualche strano motivo, non riuscivo ad ottenere la famosa schiuma, e quindi l’ho abbandonato in favore dell’ossido di cerio normale oppure raffinato (Opalina).
PECE: Quella usata da Gordon è pece nera, e potrebbe essere la Gugolz, che è pure l’unica che io ho finora usato per le mie “caramelle”, in gradazione #55 (che ha il più basso punto di rammollimento, perché io gratto vetro d’inverno, quando altri sport per fare del movimento ginnico non sono comodi).
La pece nera offre il vantaggio di essere reperibile in diverse gradazioni, caratterizzate dall’avere un punto di rammollimento dichiarato, come si vede dalla figura seguente (a parte l’errore di scambio in stampa, indicato dalle frecce rosse, dove la temperatura di fusione non può essere inferiore a quella di rammollimento).L’indicazione della temperatura di rammollimento, me l’ha fatta preferire nei confronti dell’uso della colofonia che ho, ma non ho mai usato, perché quest’ultima fonde ben oltre i 100° C, cioè a temperatura ancora più elevata della più dura pece nera, e quindi (a parte la pericolosità per lo chock termico in eventuale colata diretta sull’utensile, cosa che evito con la produzione delle note “caramelle” di cui all’articolo su questo blog) va miscelata con cera d’api e/o trementina e/o olio di lino per trovare sperimentalmente una durezza soddisfacente alla temperatura ambiente di lavoro, perdendo in questo modo parecchio tempo e non lasciando una ricetta di lavoro precisa per il futuro.
14 Ottobre 2014 alle 23:21 #4565Concordo con quanto hai detto, ho sempre preferito una soluzione più cremosa che liquida dove ho percepito una azione più efficace e regolare, anche se da diverse parti ho letto che può essere preparata con una quantità minima di cerio.
L’indicazione della temperatura di rammollimento, me l’ha fatta preferire nei confronti dell’uso della colofonia …
…va miscelata con cera d’api e/o trementina per trovare sperimentalmente una durezza soddisfacente alla temperatura ambiente di lavoro,
Senza contare che la colofonia, se scaldata eccessivamente e portata a temperatura di ebollizione si deteriora rapidamente diventando inutilizzabile, sembra quasi che “cristallizza”.
La percentuale di cera d’api ( ricordo che ne parlavamo tempo fa… ) è sempre una incognita, non ho mai ottenuto lo stesso composto anche usando le stesse percentuali, ha sempre caratteristiche di durezza differenti, mi chiedo se la stessa cera d’api possa avere caratteristiche differenti in produzioni differenti, vorrei sentire il parere di Maurizio, che in questo settore è esperto, magari apro una discussione sulla cera d’api.
Vorrei provare la Gugolz, ma non sono riuscito a trovare dei siti di vendita europei, solo oltreoceano.
15 Ottobre 2014 alle 9:14 #4569Ciao,
per prima cosa qualche informazione sulla cera d’api.Non sono un chimico
ma ho l’hobby per l’apicoltura da 30 anni.
La cera d’api viene prodotta dalle api piu giovani che hanno nel loro addome delle ghiandole che si atrofizzano dopo la 2 / 3 settimana di vita.
Le api per tirare fuori la cera dal loro addome la trasudano da aperture addominali come scagliette, e poi con le zampette la portano alle mandibole dove viene masticata e ammorbidita per poter essere modellata.
La migliore cera (pura) e’ quella che le api giovani usano per sigillare le cellette dei favi pieni di miele maturo che in questa fase e’ di un bianco traslucido, poi puo assumere altre colorazioni in base alle sostanze oleose dei pollini dei fiori che sono stati bottinati.
Io per esempio dopo la smelatura prendo questa cera e la faccio bollire e poi la filtro e nel raffreddarsi si concentra tutta nella parte superiore visto che e’ piu leggera dell’acqua.
Ci sono poi anche cere inquinate con residui di propoli,polline e bozzoli delle larve e credo che in queste le caratteristiche cambiano.
Un consiglio che posso dare e’ quello di andare in un negozio di apicoltura e comprare 1 kg di fogli cerei che in teoria dovrebbero essere puri (poi dipende sempre da l’onesta di chi li produce).
Spero di essere stato utile.maurizio
15 Ottobre 2014 alle 14:04 #4570Molto interessante, quindi trovare i fogli cerei ( dei quali scopro ora l’esistenza ) significa prendere la parte più pura, “l’essenza” della cera d’api .
Io sono assolutamente un profano in materia, ma mi è sembrato che la cera d’api che normalmente si trova nelle ferramenta non sia poi un prodotto così “incontaminato”, magari mi sbaglio, ma è possibile che, come diceva Maurizio, gli elementi esterni modifichino proprio quelle proprietà “ammorbidenti” e di scorrevolezza ( scusate se utilizzo una terminologia impropria ) che a noi interessano per l’utilizzo con la colofonia.Sicuramente una prova da fare, dopo aver trovato un apicoltore in zona…
15 Ottobre 2014 alle 16:37 #4571I posti dove si potrebbe acquistare la Gugolz in Europa (..sono solo 2, dei quali uno è una ditta individuale), li si trova Googlando: OAMS Taille de verre – Optiques Astro Moindrot Sébastien
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