Sicuramente, specialmente al primo specchio, se ne possono fare molti di più, mi limito a questi perché oltre ad essere abbastanza comuni, li ho “sperimentati” di persona e vi garantisco che il mio specchio non ha per niente gradito…
Alcune di queste condizioni hanno validità generale, anche se diventano particolarmente importanti durante la fase della parabolizzazione, sicuramente la fase più delicata, nel quale un evento indesiderato ci può costringere a ricominciare, ripartendo dalla sfera.
Perciò chi si sta preparando alla prima parabolizzazione potrà organizzare e verificare meglio il proprio setup, chi invece è già esperto, forse potrà nostalgicamente ricordare i suoi primi “back to the sphere”…
1 – PARTIRE DA UNA “CATTIVA” SFERA
si potrebbe pensare:” a cosa serve una sfera perfetta se poi devo modificarla ?”
In realtà è uno degli errori più frequenti, anche guardando in rete i vari report costruttivi, si vede come le anomalie superficiali e le irregolarità poi rimangono anche durante la parabolizzazione e prima o poi dovremo farci i conti !
Dato che è molto più facile correggere una sfera da un bordo ribattuto, un buco centrale, un astigmatismo o una corona deformata, di quanto sia doverlo fare su di una parabola, meglio farlo prima che rischiare poi di trovarci nell’impossibilità di correggere l’errore senza dover tornare… alla sfera di origine.
2 – PATINA DI PECE TROPPO DURA
La “Spada di Damocle” di noi utilizzatori di colofonia e cera d’api ! ( i “Gugolziani” hanno vita più facile ! ) Anche qui si potrebbe pensare: “se sono arrivato al lucido ed alla sfera con questo utensile, perché non dovrebbe andare bene per la parabola ?”
Perchè la sfera è per definizione ( insieme al piano ) l’unica figura che permette a due superfici di rimanere sempre in contatto in ogni punto, comunque le si muovano una sull’altra. Se siamo riusciti ad adattare la patina allo specchio durante le lunghe sessioni di lucidatura, non è detto che riusciremo a farlo con altrettanta sicurezza durante la parabolizzazione in cui, vedremo sessione dopo sessione la nostra superficie deformarsi allontanandosi dalla sfera. Una patina dura , anche se sembrava andar bene per la sfera, riuscirà con più difficoltà ad adattarsi durante la lavorazione alla nuova forma, introducendo vari errori zonali nei punti in cui il contatto sarà migliore.
3 – ADATTAMENTO NON OTTIMALE
Per gli stessi motivi, anche con la giusta durezza della pece, l’adattamento è la priorità essenziale, la verifica fondamentale prima di qualunque sessione. Anche una piccola variazione di temperatura, una precedente sessione un po’ più “pressata”, un lavaggio energico, un rifacimento dei canali, alterano la forma dell’utensile introducendo deformazioni che, anche se non visibili ad occhio, sono sicuramente molto superiori al nostro range di tolleranza. Non vi stancate mai di mettere in pressione utensile e specchio prima di ogni sessione, applicando un adeguato peso e attendendo tutto il tempo necessario affinché la patina combaci il più possibile con lo specchio.
A volte può sembrare che l’utensile “scivoli via” senza quasi attrito sullo specchio e si è portati ad esercitare più pressione per avere uno scorrimento più efficace, oppure l’attrito eccessivo ci porta a dover esercitare una spinta anomala per poter muovere lo specchio o l’utensile. Anche in questi casi bisogna verificare l’adattamento, la giusta fluidità della miscela di cerio, ed evitare la spinta e la pressione eccessiva che deformerebbero le superfici in alcune zone, creando rugosità superficiale.
4 – MISURE POCO FREQUENTI
Non aspettate di arrivare in prossimità della parabola finale per eseguire misure accurate, anzi partite dalle primissime fasi di lavorazione con le passate a W, cercando di controllarne lo sviluppo.
Usate grafici simulati del Ronchi impostando la costante conica a step di -0.1, cercate di allenarvi alla percezione dell’andamento bande, alla tendenza della curvatura più o meno accentuata in alcuni punti piuttosto che altri, fino a poter confrontare con sicurezza la simulazione con il vostro test.
Essere in grado di distinguere se siete ad una costante conica di -0.5 invece di -0.6 è un utile esercizio di preparazione per la fase finale e nello stesso tempo può mettervi nell’avviso se qualche zona si sta deformando più velocemente o lentamente delle altre. Dopo il superamento della ” metà parabola” cioè, della costante conica -0,5 Foucault dovrà essere il nostro inseparabile compagno insieme ovviamente al Ronchi.
5 – NON AVERE BEN CHIARO IN TESTA COSA SI DOVRA’ FARE
E’ una diretta conseguenza del punto precedente, se non si allena la propria percezione visiva ad individuare ogni minimo cambiamento della figura, e metterlo in relazione alla tecnica o alla condizione che lo ha generato, si rischia di procedere per tentativi senza essere in grado di intervenire al momento giusto e nel modo giusto. Si partirà quasi sempre da una serie di sessioni con corse a W, in alcuni casi ( rari e molto fortunati ) saranno sufficienti solo quelle per terminare la parabolizzazione, ma difficilmente verranno fatte tutte nello stesso modo e nelle stesse condizioni, perciò tenete sempre un report di ogni sessione, scrivete durata, modalità di esecuzione, quantità di abrasivo, estensione impugnatura traiettorie e pressione delle corse ed annotate le variazioni o i difetti riscontrati sulla superficie attraverso i test. Senza rendervene conto vi costruirete una “libreria” di tecniche , di possibili errori di esecuzione e loro risoluzione che costituiranno una importante fonte di approvvigionamento quando sarete alla ricerca di una soluzione per un nuovo problema che si presenterà.
6 – VARIAZIONI DI TEMPERATURA DELL’AMBIENTE E DELLO SPECCHIO
Sicuramente nessuno si sognerebbe di lavorare con temperature sottozero o con quaranta gradi all’ombra, la temperatura ottimale è quella che il buon senso suggerisce, tra i 20-25 gradi, ma più che il valore è importante la costanza della temperatura nell’ambiente di lavoro tra le diverse sessioni. Differenze di temperatura tra una sessione e l’altra modificano le superfici e l’efficacia della lavorazione quel tanto che basta per portare risultati imprevisti e poco graditi…
Per le stesse ragioni, evitate di effettuare un qualsiasi test subito dopo aver lavato lo specchio a fine sessione, usate le stesse accortezze che usereste per una osservazione ottimale al telescopio: attendete l’equilibrio termico !
7 – SCARSA PULIZIA
A questi livelli di precisione della lavorazione la pulizia non è mai abbastanza, anche la polvere può creare effetti collaterali poco graditi sulla superficie in lavorazione, mentre anche solo un capello può fare danni…
8 – POSIZIONE DELLE DITA IN PROSSIMITA’ DEL BORDO INFERIORE
Come detto in un altro articolo, può sembrare un’inezia, ma la quantità di calore che le dita, se posizionate in prossimità del bordo e quindi della superficie in lavorazione , sono in grado di trasmettere al vetro, è sufficiente a far espandere il volume dello specchio localmente, quel tanto che basta per alterarne la forma oltre i valori di tolleranza. In altre parole, andremo a lavorare una zona esterna che è resa “più alta” dal calore aggiunto durante le passate. teminata la sessione e raggiunto nuovamente l’equilibrio termico, ci si troverà con una zona esterna più bassa di quanto dovrebbe essere.
Perciò, specialmente se lo specchio è sottile, usate sempre dei guanti.
9 – VELOCITA’ ECCESSIVA DELLE CORSE
Non vi nascondo che nella mia prima lavorazione da grattavetro, ho pensato che velocizzare le corse sarebbe servito a… finire prima ! Credo che sia uno degli errori più gravi da evitare, il quale non solo non velocizza nulla, anzi lo rallenta, ma impedisce di svolgere la funzione principale al nostro abrasivo che lavora grazie al giusto dosaggio di attrito e calore generato, una velocità eccessiva può portare sia a non avere alcun effetto che a delle “strisciate”, vere e proprie deformazioni di rugosità superficiale.
10 – CATTIVA ROTAZIONE OPERATORE/UTENSILE/SPECCHIO
Si lo so, molti penseranno che arrivati a questo punto, la rotazione dell’operatore e dell’utensile è oramai cosa acquisita. Non ne siate così sicuri, durante la parabolizzazione si effettuano sia sessioni brevi che lunghe, con pressione o senza, con pieno diametro o con sub-diametro, la possibilità che si lavori una zona in modo differente rispetto ad un’altra è molto maggiore ! perciò cambiate spesso ed in modo continuato, posizione , rotazione sia vostra che dell’utensile, se siete troppo precisi siate più disordinati nel farlo, se siete troppo disordinati, siate più precisi, se riuscirete a generare un “caos ordinato” il vostro specchio vi ringrazierà.
Se avrete l’attenzione di verificare che non sussistano queste condizioni, avrete la possibilità di concentrarvi sulla parabolizzazione , sulla applicazione delle tecniche, sui test e le conseguenti correzioni di forma, fino al risultato definitivo il quale, non tarderà ad arrivare.
Buona parabola a tutti !
BARTolomei Mirco
massimar