Micro Dobson da viaggio 130 F7 “formato A4” ( anno 2008 )

La domanda spontanea che sorge è: “Che senso ha” costruire un micro dobson come questo?

Il senso è solo quello… Che uno strumento così piccolo e leggero e senza tripode, ti permette di osservare quando andando a piedi per monti, oppure in altre occasioni, non puoi portarti dietro nessun oggetto ingombrante come un classico telescopio che, per piccolo che sia, necessita di un tripode. E l’alternativa sarebbe solo quella di NON poter osservare per nulla.

Ciò premesso: La valigetta misura 230 x 300 mm ( come un foglio di carta in formato ISO 216 – A4 )  spessore valigetta 145 mm, peso 3250 grammi del telescopio completo con tutto il necessario per la osservazione.

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Il micro dobson pronto all’uso (per visibilità mancante del solo telo di schermo al traliccio, che rende visibile il contrappeso dinamico ad elastici da bagagliera).

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Gli 8 pezzi del traliccio, e la valigetta confrontata con le dimensioni di un taccuino in formato A4, ma contenente tutto il necessario alla osservazione, compreso oculare zoom 8-24mm; elastico di contrappeso dinamico; telo nero per il traliccio e cercatore red-dot o green laser.

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L’annidamento dei pezzi all’interno della valigetta di dimensioni 230x300x145mm.

Mi capitò un giorno di leggere una inserzione relativa alla vendita per pochissimi euro, degli specchi primario (diametro 130 mm) e secondario (diametro 28 mm)  completo di supporto a croce (“spyder vane”), di un telescopio Newton TAL 130F7.

Il lungo rapporto focale F7 mi fece però già da subito presagire due possibili problemi da risolvere per un poiccolo dobson.

Il pimo possibile problema era il bilanciamento di un traliccio così lungo rispetto al leggero peso del piccolo specchio primario nella sua cella.

Il secondo problema poteva essere la possibile uscita dal baricentro con ribaltamento laterale del telescopio quando nel puntamento di un oggetto molto basso, la prima parte della valigetta costituente il rocker box (che è rettangolare),  venisse a trovarsi ruotata col suo lato lungo parallelo al lato corto della seconda parte della stessa valigetta rettangolare costituente la Ground board.

Quindi per risolvere il problema bilanciamento del lungo traliccio, previdi la installazione di un contrappeso dinamico effettuato con un elastico da bagagliera auto, agganciato alla parte bassa dei cuscinetti laterali.

In quel modo la forza di trazione dell’elastico aumenta con l’aumento del coseno dell’angolo di inclinazione del telescopio, cioè proprio nello stesso modo con cui aumenta la necessità di forza di contrasto del contrappeso. (vedi tutorial https://www.grattavetro.it/ri-bilanciamento-dinamico-con-elastici-di-telescopio-dobson-light/)

Mentre per evitare il ribaltamento laterale probabilmente possibile quando la parte superiore del lungo telescopio fosse girata a puntare un oggetto basso sull’orizzonte, in posizione ortogonale rispetto alla base ground board che sta al suolo, previdi la fabbricazione di un piccolo contrappeso fatto con un sacchetto di stoffa 15x7cm chiuso con velcro, riempito con pallini di piombo (la cui quantità in fase di collaudo risultò di 800 grammi) da inserire, di piatto, sul fondo interno della rocker box in modo da non disturbare la inclinazione della cassa del primario.

Fatte queste due considerazioni di compromesso con la piccola dimensione compatta desiderata per il telescopio, scattò il pensiero che valeva la pena di fare un poco di esercizio di “do it Yourself” per realizzare un mini telescopio ultra leggero ed ultra trasportabile come solo un dobson può essere, per assecondare le mie camminate “zaino in spalla” per rifugi di montagna raggiungibili solo a piedi, senza dover rinunciare al piacere di serate di osservazione sotto cieli veramente bui….

(Questo perchè dentro uno zaino, dove hai già il vestiario tecnico “ogni tempo”, e il minimo indispensabile alle tue esigenze di spartana vita quotidiana autonoma in un ambiente difficile ed imprevedibile come la montagna, non puoi metterci ANCHE un telescopio. A meno che…. non sia un mini dobson).

Questo primo pensiero nacque già rafforzato dal secondo…che il telescopio da realizzare poteva essere una versione in scala opportunamente ridotta, ma costruttivamente identico dell’altro mio telescopio Dobson da viaggio a valigetta 250F5, di dimensioni “cabin” (cioè trasportabile come bagaglio aereo a mano), che in precedenza avevo costruito dopo averlo diligentemente disegnato con CAD.

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Il precursore Dob 250F5 a valigetta con misure “cabin”, dalla cui scalatura del disegno CAD è derivato il micro telescopio del presente articolo.

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Il precursore 259F5 di cui sopra, pronto alla osservazione.

E’ noto infatti che uno dei vantaggi di realizzare un progetto utilizzando un software CAD, è proprio quello che permette con qualche semplice click del mouse, di cambiarvi la scala generale di un fattore prescelto, e di trovarsi così in mano, stampabili, i disegni delle nuove parti da realizzare con le dimensioni reali, tutt’al più da arrotondare al valore intero più vicino.

Acquistati gli specchi, scalai il disegno del 250F5 di un fattore pari al rapporto del diametro dei due specchi primari, 130/250 = 0.52 , ad esclusione della quota relativa all’altezza della mini valigetta, poiché, per comodità e risparmio di lavoro (e non dovendo più contenere la misura dell’altezza totale della nuova valigetta all’interno del complesso di misure che caratterizzano le valige formato “cabin” ), decisi di dimensionare tale altezza in modo tale da poter contenere comodamente il riutilizzo del supporto originale dello specchio secondario TAL.

10 valigetta vista in pianta

La vista in pianta dell’annidamento delle parti, per la verifica di eventuali interferenze-

11 valigetta vista laterale

Vista laterale dell’annidamento

(NOTA: Il disegno CAD di questo telescopio,  non quotato ma realizzato in scala 1:1, può essere richiesto gratuitamente con un commento al presente articolo, oppure scrivendo una e-mail alla redazione del Grattavetro, indicando indirizzo e-mail).

La scelta dello spessore del legno multistrato avvenne alla luce del fatto che il multistrato utilizzato per la realizzazione del 250F5 aveva tre spessori diversi :10mm per le mezzelune (side bearings); 8mm per tutta la struttura della base, e 6mm per la struttura della secondary cage; ma considerando la robustezza intrinseca di qualsiasi multistrato (che anche se di semplice legno di pioppo, di fatto il multistrato è un robusto materiale “composito”), decisi di realizzare tutto il mini dobson con multistrato (ad eccezione delle mezzelune “side bearings” realizzate in spessore 10mm) in unico spessore di 5mm, assemblato per incollaggio con colla vinilica con l’aiuto di qualche lungo e sottile chiodo di tenuta e guida agli incollaggi.

La struttura in multistrato incollata anche senza ricorrere alla colla bicomponente epossidica, diventa un tutt’uno di grande robustezza e stabilità incredibile, molto superiore alle modeste sollecitazioni che incontrerà il telescopio nella sua vita operativa.

Altri criteri costruttivi furono che la cella di supporto dello specchio primario doveva essere sottile, semplice, funzionale, robusta, e con collimabilità dall’alto.

Cinque caratteristiche che portarono il mio “brain storming” al progetto di una cella a semplice appoggio senza supporti flottanti triangolari, realizzata in lamiera d’acciaio spessa 2mm, a forma in pianta di “stella a sei punte”, ritagliata con seghetto elettrico alternativo di uso manuale, ed avente i vertici a 120° di tre “raggi” di tale stella destinati alla collimazione; e gli altri tre ripiegati verso l’alto a contenimento dello specchio primario.

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La piastra in acciaio spessore 2mm da cui è stata ritagliata la cella a semplice appoggio del primario. I tre lobi lunghi, piegati alla doppia linea a 90° confinano il primario; mentre i tre lobi corti contengono la sede delle tre viti di compressione delle tre molle di collimazione.

Per il traliccio la scelta cadde su 8 piattine di alluminio 20x2mm (peso 400g) lunghe ciascuna 760mm, anche se in origine pensai di utilizzare segmenti di metri doppi pieghevoli da carpentiere (segments of 2 meter carpenter’s rule) che poi non realizzai.

Tali piattine costituenti il traliccio vengono inserite nel perimetro della cassa dello specchio primario, in altrettanti precisi ricettacoli inclinati formati da spezzoni di profilato in alluminio con sezione a U, larga internamente 20mm (come le piattine del traliccio).

Questo montaggio non richiede alcun fissaggio nella parte inferiore del traliccio (altrimenti incompatibile con le ridotte dimensioni dell’oggetto), in quanto lo sfilamento verso l’alto viene di fatto impedito dalla reciproca inclinazione di ciascuna coppia di tiranti, che convergendo all’unico bullone di fissaggio posto sulla cassa del secondario, rende l’insieme del traliccio semplicissimo ed immobile.

Il focheggiatore da 1” ¼ è di tipo elicoidale semplicissimo, e l’ho fatto realizzare da un tornitore ricavandolo da un pezzo di tondo nylon nero, su mio disegno. Il suo peso è di soli 40 grammi e il suo movimento elicoidale avviene su filettatura passo 3mm “a due principi” (Inglese: “multi-start threads; Spagnolo: Rosca con múltiples entradas; Francese: Filets à plusieurs entrées).

Il che in altre parole significa che su di esso sono state ricavate due spirali parallele di 3+3mm, che fanno sì che ad ogni giro del focheggiatore esso avanzi di (3+3=) 6mm.

Focheggiatore Nylon Nero

Il disegno costruttivo per la tornitura del superleggero focheggiatore elicoidale ricavato da economicissimo tondo nylon nero, con movimento a vite su filettatura passo 3 mm a “doppio principio” per ottenere un avanzamento di 6 mm al giro.

Credo infine che ogni immagine raccolta nella seguente galleria, renda l’idea meglio di qualsiasi parola

Anche se l’estetica lascia un poco a desiderare (la verniciatura è incompleta e limitata al mordente color rosso. senza finitura lucida epoxi), la praticità d’uso e le prestazioni di tale telescopio sono soddisfacenti, pur essendo uno strumento estremamente spartano.

Con esso io utilizzo di preferenza un solo oculare zoom 8×24, con cercatore red dot, oppure il meno discreto laser verde.

Un leggero handicap per il trasporto aereo come bagaglio a mano di cabina, sia di questo micro telescopio Dobson, e sia dell’omologo e più grande 250F5 “cabin”, è che ad ogni check-in aeroportuale si vede lo zainetto che lo contiene uscire dal controllo a raggi x e deviare verso un “binario morto”, ove si dovrà spiegare a personale insospettito e incuriosito, che quel disco contenuto all’interno della valigetta non è una bomba, ma uno specchio parabolico.

Giova al veloce disbrigo il dimostrare sommariamente anche con l’ausilio di fotografie, il funzionamento del telescopio agli addetti al controllo… dallo stupore compiaciuto dei quali si intuisce che evidentemente non succede loro spesso di incontrare “matti telescoppiati” che girano il mondo con bagagli a mano di questo strano genere.

IN CONCLUSIONE: Con un giudizio spassionato da attempato “stargazer”, dico che come telescopio è certamente “meglio di niente”…. E capita di dire così quando sei avvezzo a ben altre entusiasmanti aperture!!

Ma il lato positivo è che fa bene il suo dovere minimale in un ambito dove l’alternativa (andando per le montagne a piedi) è il NON osservare per niente fuorchè ad occhio nudo; E dove l’alternativa conveniente non c’è nemmeno con il più piccolo dei rifrattori, che, come il mio “ottantino” Konus, necessitano comunque di un minimo di instabile treppiede, con ingombro, peso e vibrazioni ben superiore a quelle fornite da questa leggera …. “scatola di biscotti” ;-) .

Comments (2)

    • Giulio Tiberini

      Buongiorno Beppe
      Certamente. Comincio con l’inviarti all’indirizzo mail indicato il CAD originale, ma seguirà quello aggiornato con le poche modifiche intercorse, ed infine lo stesso modificato, ma ingrandito di 1,154 volte, quale è il rapporto 150/130=1,1538 fra uno specchio 150 e quello originale 130.

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