Bordo Ribattuto: correzione con sub-diametro

Uno dei difetti più comuni durante le operazioni di lucidatura o di sfericizzazione è l’insorgere del bordo ribattuto.

COME SI PRESENTA

Con “bordo ribattuto” o TDE ( turned down edge) si definisce una limitata corona circolare a ridosso del bordo dello specchio, la quale aumenta rapidamente il proprio raggio di curvatura rispetto alla restante superficie generalmente sferica o parabolica. Una semplice figura schematizzata può aiutarci a comprendere meglio l’andamento del profilo della curva in una sezione dello specchio.

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Fig 1 – Sezione di uno specchio concavo con bordo ribattuto

L’effetto sulla superficie è quello rappresentato ( esageratamente ) in figura 1.
Questa zona è generalmente poco estesa, dell’ordine di qualche mm, ma contribuisce con un evidente deterioramento della qualità dell’immagine fornita dall’ottica. Infatti mentre il resto della superficie appare concavo, verso il bordo si avrà un repentino allungamento del raggio di curvatura che convergerà i raggi riflessi in un punto più lontano rispetto alla parabola di riferimento.

COME RICONOSCERLO

Una diagnosi può essere fatta con l’utilizzo del Test di Ronchi. Esaminando l’immagine prodotta attraverso il reticolo da una posizione ad es. intrafocale, le linee dritte di una superficie sferica o convergenti all’interno di una superficie parabolica, tenderanno ad “incurvarsi” in modo più accentuato avvicinandosi al bordo e contemporaneamente diminuendo la larghezza delle bande.

Bordo ribattuto in uno specchio sferico

Fig. 2 – Bordo ribattuto in uno specchio sferico

PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE

Come sappiamo la zona esterna dello specchio è quella che occupa più superficie riflettente ed è anche quella che è meno tollerante nei confronti della correzione superficiale, quindi anche un bordo difettoso poco esteso è in realtà un problema molto grave per la nostra ottica.

Perciò è sempre meglio evitare che si generi  del bordo ribattuto adottando opportuni accorgimenti ed eliminando le possibili cause della sua formazione:

  • Corse Brevi:
    Evitare di eccedere con la lunghezza delle corse è forse il metodo migliore per non dover affrontare in seguito la risoluzione del problema . Le corse brevi lavorano maggiormente il centro dello specchio e assicurano una buona regolarità della superficie. Allungando le corse si genera una pressione anomala nella zona esterna che, se prolungata, può facilmente far insorgere una zona depressionaria in prossimità del bordo.
  • Pressione al bordo:
    Applicare sempre con attenzione la pressione al bordo e solo se necessario, assicurarsi durante l’esecuzione delle corse che i palmi delle mani oltre a spingere non carichino anche del peso aggiuntivo sul bordo, che tenderebbe a far “sollevare” l’estremità opposta dello specchio generando, anche in questo caso, una pressione anomala durante la spinta.
  • Smusso dell’utensile.
    la patina di pece dell’utensile è soggetta a disadattamento e deformazioni durante la lavorazione, mantenere uno smusso ampio, rifinendolo spesso e controllandone lo stato , evita il sorgere di “creste” che possono formarsi  anche se si effettuano ripetuti adattamenti , che tenderebbero a far lavorare in modo anomalo il bordo dello specchio durante le corse.
  • Calore delle dita.
    Può sembrare un’inezia, ma  la quantità di calore che le dita, se posizionate in prossimità del bordo e quindi della superficie in lavorazione , sono in grado di trasmettere al vetro, è sufficiente a far espandere il volume dello specchio localmente, quel tanto che basta per alterarne la forma oltre i valori di tolleranza. In altre parole, andremo a lavorare una zona esterna che è resa “più alta” dal calore aggiunto durante le passate. teminata la sessione e raggiunto nuovamente l’equilibrio termico, ci si troverà con una zona esterna più bassa di quanto dovrebbe essere. E’ proprio il caso di dire che uno specchio  che si rispetti, va trattato con i guanti !
  • Distacco dall’utensile.
    A fine sessione, accompagnare sempre lo specchio facendolo scorrere il più possibile prima del distacco, evitando di sollevarlo fino a che le due superfici sono ancora in contatto. Anche in questo caso, sollevando un bordo si crea una pressione anomala nel bordo opposto che “scarica” in un piccolo punto di appoggio periferico tutto il proprio peso.

LA CURA

Se, nonostante gli accorgimenti dobbiamo comunque intervenire su di un bordo ribattuto, possiamo farlo in un solo modo: visto che non è possibile aggiungere del materiale al bordo per ripristinare la figura originale, dobbiamo per forza togliere il vetro in eccesso da tutto il resto della superficie.

Partendo quindi da questo elemento in comune, sono state sviluppati vari metodi per l’eliminazione del bordo ribattuto, oltre alla consolidata tecnica del ritorno alla sfera di origine mediante le classiche passate 1/3 COC o anche più brevi ( 1/4 COC)

Il metodo che esamineremo in questo articolo utilizza un sub-diametro al 50%. Lo scopo è ridisegnare una nuova curva che sarà presumibilmente un  più aperta della precedente per contenere l’asportazione di materiale, riservandoci successivamente di approfondire partendo dal centro per ripristinare l’esatta configurazione.

Fig 3 - schema della correzione

Fig 3 – schema della correzione

Sia B la misura dell’estensione del bordo ribadutto che avremo precedentemente cercato di valutare attraverso il test di Ronchi.

Posizioneremo il bordo del sub-diametro a ridosso di questa zona depressionaria. La pressione sarà localizzata al bordo dell’utensile esercitandola con le dita di una mano mentre con l’altra guideremo l’utensile nella corsa spingendo dal bordo inferiore ed esercitando trazione da quello superiore.

La lunghezza della corsa è ampia fino ad 1/2 sub-D.

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Fig. 4 – Modalità di esecuzione

Come nel caso delle altre tecniche di lavorazione avremo che durante le corse l’operatore esegue uno spostamento rotatorio intorno allo specchio e contemporaneamente una rotazione dell’utensile in senso opposto.

L’applicazione di questa tecnica con pressione localizzata al bordo ci permetterà di ottenere i maggiori benefici proprio nella zona di confine tra la superficie concava ed il bordo ribattuto. L’esterno di tale zona sarà interessata e lavorata marginalmente in quanto non subirà alcuna azione proprio nel momento di maggior efficacia del subdiametro nella zona più interna, e sarà lavorata solamente con azione di raccordo durante la massima estensione della corsa.

VARIANTI

Il sub diametro utilizzato in questa modalità è in grado di generare dei veri e propri “solchi” nel settore sottoposto a pressione.

Per “ammorbidire” gli effetti dell’ azione ed uniformare il raccordo tra le varie zone è utile eseguire durante una sessione alcuni giri con traiettoria delle corse ad espansione verso l’interno per una estensione non superiore ad 1/3 Sub-D.

Fig. 5 - Variante "morbida"

Fig. 5 – Variante “morbida”

Quanti giri o sessioni siano da fare con questa modalità “espansa” e da valutare di caso in caso (*), i test di Ronchi dovranno essere effettuati spesso, almeno ogni  mezzora di lavoro effettivo e daranno indicazioni importanti sull’avanzamento della correzione, se si nota una azione troppo accentuata sulla periferia rispetto al centro,  o un raccordo non regolare tra le zone, è meglio procedere con la modalità “morbida” fino alla regolarizzazione della superficie.   

 (*)Si può considerare l’espansione della corsa verso l’interno come una sorta di “freno” all’azione del sub-diametro, che sposta parte della lavorazione verso il centro riducendo la quantità di materiale asportato dalla periferia. Quanto pigiare sul freno o sull’acceleratore dipende dal tipo di percorso che si incontrerà.

Comments (2)

  1. BARTolomei Mirco

    Massimo, per l’utilizzo di questa tecnica conviene utilizzare l’utensile con la superficie “intatta” o è meglio utilizzare la forma a “stella”?
    Te lo chiedo perché per me è giunta l’ora di utilizzare questa tecnica visto il bordo ribattuto che mi sono ritrovato dopo i vari tentativi di lavorazione a macchina… :cry:

  2. massimar

    massimar

    Personalmente ho utilizzato questa tecnica solo con patina “piena”. La patina a stella, o comunque ridotta sul bordo, toglierebbe materiale proprio nei punti dove intendiamo applicare la pressione localizzata. Credo che il risultato sarebbe comunque quello di “ammorbidire” l’efficacia dello scavo, cosa ugualmente ottenibile applicando le corse espanse verso il centro , togliendo cioè periodicamente il contatto della patina dal bordo.

    Non ho quindi un riscontro diretto “sul campo” di come influirebbe la patina modificata con questa tecnica, sarebbe interessante verificarlo.

    Posso solo indicarti un caso concreto in cui ho utilizzato con successo questa tecnica, in una figura che, oltre al bordo ribattuto presentava altri difetti tra cui una collina e un avvallamento: questa è la sequenza ( forse la ricordi ) misurata ad intervalli di 4 sessioni :

    http://s26.postimg.org/e94oxiy6x/ron_3.jpg

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